Il tragico record della Russia: solo il 30% dei vaccinati e 852 decessi in un solo giorno
Scritto da Red.azione il 28 Settembre 2021
La pandemia in Russia non è finita. O meglio, lo è in termini di restrizioni, del tutto assenti, ma non in termini di morti, che anzi continuano a salire.
Nelle ultime 24 ore, infatti, nel Paese sono stati registrati 852 decessi per Covid, il numero più alto da quando la crisi è iniziata – sempre per stare alle cifre ufficiali.
Peraltro si tratta di un macabro balletto, che fa notizia quando infrange il record precedente, ma sono settimane (per non dire mesi) che il bollettino giornaliero viaggia intorno a quota 800, decina più decina meno.
Il punto è sempre lo stesso: pochi vaccinati, poche contromisure, bassa informazione.
I dati diffusi dalle autorità certificano 41 milioni di immunizzazioni complete, a doppia dose, e 47 milioni con una sola dose. Non sufficienti per una popolazione di circa 146 milioni di abitanti dove la variante Delta è ormai prevalente al 99%.
Il green pass, timidamente introdotto a Mosca nel corso dell’estate, ha tirato le cuoia in poche settimane e ora non è più richiesto (dunque vi è l’accesso libero per ristoranti, bar, piscine, teatri, cinema, musei e via elencando).
Le mascherine e il distanziamento sarebbero sempre richiesti ma nessuno ci fa caso e nessuno controlla.
La curva, nonostante tutto, aveva iniziato a calare un poco, verso i primi di settembre, ma la riapertura delle scuole ha senz’altro contribuito a invertire la tendenza. Così si muore. Certo, insegnanti e operatori sanitari, oltre che almeno il 60% della forza lavoro impiegata nel settore dei servizi, sono vaccinati e il sistema sanitario ormai è in mobilitazione permanente: questo evita il collasso delle strutture. Non di fiamme si parla, ma di brace ardente.
Resta il pesante costo in termini di vite umane. Nessuno, in Russia, parla di rinnovati impulsi alla strategia vaccinale e, anzi, ormai l’accento è tutto sull’immunità di gregge naturale. «Penso che la campagna di vaccinazione possa finire prima dell’inverno», ha notato il direttore generale del centro Dnkom per gli studi di genetica molecolare, Andrei Isayev.
«Il coronavirus continua a mutare quindi l’immunità, in particolare attraverso la vaccinazione, può diventare irrilevante per quanto riguarda i nuovi ceppi». E dunque pazienza. Giornali e televisioni nel mentre parlano d’altro.