In Trentino 2.452 infortuni Covid sul posto di lavoro in un anno
Scritto da Red.azione il 22 Giugno 2021
“Nel 2019 gli infortuni sono stati 7.363; 7640 nel 2020. Una situazione che appare peggiorata anche se va considerato che tra questi vi sono 2452 infortuni Covid.
L’impatto Covid è stato maggiore del 6% rispetto a quello nazionale, il 32% contro il 26% del resto del Paese. Una differenza determinata dalla maggiore incidenza dell’infezione e i focolai registrati nella logistica e nel settore della lavorazione della carne.”
I numeri – che devono fa riflettere – sono quelli dati dall’assessore Achille Spinelli al consiglio provinciale in seduta straordinaria.
“La Giunta – ha aggiunto Spinelli – intende migliorare il sistema della sicurezza intervenendo sull’assetto istituzionale della prevenzione e con interventi su precise politiche di prevenzione”.
Per l’assessore serve una maggiore partecipazione e il supporto al Comitato di coordinamento come cabina di regia provinciale con il varo di un organismo operativo, previsto dal Dcpm del dicembre 2007, e mai attuato completamente in Provincia.
Per quanto riguarda il personale la volontà è quella di liberare risorse specializzate dell’organo di vigilanza per rafforzare la prevenzione.
La Pat, ha continuato, continua la collaborazione e l’integrazione con le strutture nazionali e dal 2020 la Provincia partecipa alla Commissione permanente e nel Gruppo tecnico interregionale.
La Giunta intende potenziare il settore ispettivo del Servizio lavoro e va continuata la collaborazione tra i due nuclei ispettivi per rendere più efficaci i controlli. Fondamentale, per Spinelli, il piano provinciale di prevenzione che si sta elaborando in collaborazione con l’Apss e che si innesta su quello nazionale.
L’assessore ha affermato che l’approccio è innovativo, spostando l’attenzione dalla tradizionale vigilanza che ha un basso impatto (il 5% delle aziende sono controllate) ai piani mirati di prevenzione che prevedono lo studio dei rischi e delle misure di prevenzione con tutti gli attori del lavoro compreso i sindacati.
Detto ciò, ha continuato Achille Spinelli, nel 2020 sono state controllate in Trentino 1700 aziende, nonostante gli ispettori siano stati coinvolti nella gestione della pandemia.
Nel 10% delle aziende sono state trovate situazioni da migliorare, una percentuale fino a pochi anni fa molto diversa e che arrivava al 50%.
Centrale è la cultura della sicurezza che va supportata anche attraverso gli interventi di Tsm, l’Agenzia del lavoro e i Servizi di prevenzione. Importante il lavoro culturale sulla sicurezza nelle scuole, anche utilizzando la scuola lavoro, per sviluppare la sensibilità delle persone.
Da valorizzare infine il corso di laurea per tecnici della sicurezza che è l’unico in Italia e che forma gli studenti con un approccio pragmatico che porta la totalità dei laureati a trovare lavoro. L’assessore ha concluso affermando che, rispetto alle amministrazioni precedenti, la Giunta intende affrontare il tema delle risorse derivanti dalle sanzioni (si arriva anche a un “tesoretto” di un milione di euro all’anno) che verranno destinate, almeno in parte, alla prevenzione e alla sicurezza sul lavoro e non inserite, come si è fatto fino ad ora, in modo indifferenziato nel bilancio dell’Apss.
Giorgio Tonini (Pd) ha ricordato i 13 morti sul lavoro in Trentino nel 2020, praticamente uno al mese. I 7.640 infortuni sul lavoro in Trentino del 2010 rispetto ai 277 in più del 2019 sono un campanello d’allarme. E indicano che il nostro sistema di protezione e sicurezza va migliorato. La relazione dell’assessore Spinelli è ricca di proposte che possono arricchire l’impegno della Giunta provinciale e del Consiglio nei prossimi mesi. L’importante, ha concluso Tonini, è che oggi il Consiglio provinciale abbia dedicato spazio alla riflessione su questo tema mettendo nero su bianco idee, proposte e impegni da valutare poi nel corso del tempo per verificarne l’adeguatezza e la realizzazione.
Filippo Degasperi (Onda Civica) ha sollecitato vigilanza e repressione sul fronte della sicurezza e degli infortuni sul posto di lavoro. Non è pensabile, ha osservato, che si prosegua come se nulla fosse con una unità operativa impegnata soprattutto a dare supporto all’attività della magistratura e che non svolge quindi attività di prevenzione nei vari settori industriali dove ci si muove solo su segnalazioni o dopo che l’infortunio sul lavoro è già avvenuto. Non c’è nulla di programmato.
Paolo Zanella (Futura) ha osservato che le morti sul lavoro dovrebbero essere considerate omicidi sul lavoro. Sarebbe quindi ora di smettere di chiamare questo fenomeno “morti bianche”. Bene quindi l’impegno della Giunta riferito da Spinelli di lavorare sul personale nella direzione della prevenzione e di aumentare la fase ispettiva soprattutto sulla regolarità dei rapporti di lavoro che non tutelano la sicurezza. Ma si deve puntare per Zanella sulla cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro nei confronti sia dei dipendenti che dei datori di lavoro per evitare incidenti mettendo in atto misure di prevenzione.