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L’allarme: la variante Delta potrebbe mettere alla prova i bimbi

Scritto da il 11 Settembre 2021

La variante Delta comincia a mettere alla prova il sistema immunitario dei bambini, che finora aveva resistito bene alle precedenti versioni del virus SarsCoV2. I ricercatori, intervistati dalla rivista Nature, ipotizzano che a proteggerli finora dal Covid sia stata la loro risposta immunitaria innata (cioè la reazione primitiva ma rapida ai patogeni), ma con il progredire della pandemia, la diffusione della variante Delta e l’aumento del numero di contagi temono che questo scudo possa non durare ancora a lungo.

La ricerca sta iniziando a capire le ragioni per cui i bambini non sono stati particolarmente colpiti dal Covid. I bambini sembrerebbero avere infatti una risposta innata potenziata e pronta a funzionare.

Per ora non ci sono evidenze chiare che i bambini siano più vulnerabili o colpiti dalla variante Delta rispetto alle altre. I dati suggeriscono che ovunque i bambini stanno iniziando ad essere una parte più consistente di infezioni e ricoveri. Ciò potrebbe essere dovuto all’alto tasso di trasmissione della Delta e al fatto che molti adulti ora sono protetti dal vaccino.

Fino al mese scorso, circa il 15% di tutti i casi di Covid negli Usa ha riguardato persone sotto i 21 anni. In India i test sierologici hanno mostrato che oltre la metà dei bambini tra i 6 e 17 anni, cioè i due terzi della popolazione complessiva, aveva gli anticorpi al Covid. I bambini vengono quindi contagiati, ma forse il virus non si replica dentro di loro bene come negli adulti. Uno studio preliminare su 110 bambini indica che dai neonati agli adolescenti ci sarebbe un’alta carica virale, specialmente subito dopo il contagio.

Il dato italiano non e’ ancora consolidato ma nell’ultima settimana poco più del 50% dei casi nella popolazione 0-19 anni si è osservata nella popolazione con età inferiore ai 12 anni, cioè nella fascia d’età per la quale non è ancora disponibile un vaccino anti Covid. Lo riferisce il Report esteso dell’Istituto Superiore di Sanità sull’andamento dell’epidemia di Covid-19 in Italia, aggiornato all’8 settembre.

“Non solo il virus c’è ed è rilevabile, ma è anche vivo. Quindi sono infettivi”, spiega Lael Yonker, del Massachusetts General Hospital di Boston, coordinatrice dello studio. Ci sono anche altri fattori coinvolti secondo i ricercatori, come una ridotta infiammazione, un minor numero di monociti (cellule infiammatorie che agiscono come un ponte tra il sistema immunitario innato e quello adattativo), mentre hanno più cellule T, importanti per imbastire una prima risposta degli anticorpi.

Rispetto agli adulti, i bambini da poco contagiati dal Covid, hanno più neutrofili attivi, che sono la prima linea di risposta agli invasori. “Per noi adulti ci vogliono due giorni per aumentare il sistema di difesa contro i virus allo stesso livello che vediamo invece nei bambini dal giorno zero”, spiega Roland Eils, del Berlin Institute of Health. I ricercatori temono ora che il virus possa evolversi in modo da impedire parte di questa protezione innata dei bambini.

Per ora l’aumento dei ricoveri dei bambini dove la Delta sta circolando sembra essere il risultato di una maggiore infettività in tutte le fasce d’età, unita al fatto che molti adulti sono vaccinati o hanno già avuto il Covid. “Quasi tutti i virus hanno trovato il modo di evadere il sistema immunitario innato e il Covid non fa eccezione – concludono – Finora i bambini hanno vinto con la loro immunità innata, ma per quanto ancora?”.


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