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Legambiente, strategia per abitare la montagna post Covid

Scritto da il 14 Aprile 2022

Sessantasei edifici abbandonati in montagna da riqualificare sono al centro del dossier di primavera di Legambiente dal titolo “Abitare la montagna nel post Covid”. Strutture legate all’industria dello sci, hotel, colonie e caserme di confine “necessitano di una strategia mirata” che va, a seconda dei casi, dalla demolizione al riuso innovativo in un momento in la diffusione dello smart working sta cambiando per molti la montagna da meta turistica a luogo in cui abitare.

“Privilegiare la riqualificazione del costruito esistente può acquistare un importante significato in un contesto post pandemico in cui si manifesta proprio uno slancio del mercato immobiliare in montagna, con il rischio, però, che possa di pari passo ricominciare a crescere anche il consumo di suolo”, si legge in una nota.

“Attraverso questo report, che aggiunge la dimensione abitativa al racconto delle infrastrutture abbandonate di Nevediversa, vogliamo rilanciare il dibattito sul vivere in montagna”, ha commentato il responsabile nazionale Alpi Legambiente, Vanda Bonardo, che ha indicato nel riuso funzionale di queste ampie volumetrie “un’occasione straordinaria per ripensare l’organizzazione delle comunità in un’ottica di sostenibilità e di sviluppo”.

Tra gli edifici fatiscenti ci sono casi simbolo come : in Piemonte il complesso alberghiero di Viù nella frazione di Tornetti (TO), opera mastodontica la cui realizzazione, iniziata negli anni ’80, è rimasta incompiuta; in Sicilia l’ex hotel “La Montanina Piano Zucchi” (PA), edificio chiuso dagli anni ’90.


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