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Treni, funivie e opere per le Olimpiadi: parla Mazzalai

Scritto da il 21 Maggio 2021

«Oggi quello che più importa riguarda le Olimpiadi del 2026 che sono non domani, ma oggi pomeriggio. Bisogna partire in fretta, perché per le infrastrutture deve passare del tempo dalla pianificazione alla realizzazione. Noi in quest’ottica puntiamo a uno sviluppo socio-economico sostenibile delle aree interessate, che devono essere servite da infrastrutture utili adesso ma anche in futuro. Insomma, è fondamentale che ciò che si eralizza sia utilizzabile anche dopo dal territorio così da rendere gli investimenti utili. Noi ci siamo inventati l’approccio sull’area dolomitica, in cui per l’appuntamento olimpico agisce ora una Fondazione che si preoccupa dell’evento in sè, e una agenzia che si occupa di infrastrutture. Il budget è di 1 miliardo di euro attualmente, di cui 500 milioni per la Lombardia e altrettanti per l’area dolomitica che verte su tre province, Trento, Bolzano e Belluno», sottolinea Paolo Mazzalai, ex presidente di Confindustria Trento.

«Noi non abbiamo come Confindustria la missione di fare politica, ma vogliamo dare un contributo di idee. Su scelte strategiche per il territorio ci siamo inventati di immaginare una visione sull’intera area delle Dolomiti con interventi omogenei e iniziative accoppiate a una visione di medio-lungo termine» assicura Mazzalai. Per l’ex numero uno di Confindustria, «nel 1956 le olimpiadi di Cortina hanno fatto da traino per decenni a seguire ora ragioniamo su un’area più vasta e occorre capire quali idee sviluppare per il futuro» assicura Mazzalai.

Lo studio assegnato a Padova indicherà concretamente le soluzioni, ma Mazzalai già chiarisce quale sarà la cornice all’interno della quale Confindustria chiede di muoversi: «Ci saranno proposte di accessi all’area dolomitica in modo coordinato con una sensibilità elevata verso un territorio che potrebbe avere una spinta turistica enorme, visto che per la diretta della cerimonia inaugurale si parla di oltre un miliardo di spettatori attesi per la diretta». Il tema fondamentale resta quello di conciliare l’ambiente con lo sviluppo infrastrutturale e l’accesso a un’area sensibile e allo stesso turistica.

«Dovremo rivedere i metodi per l’arrivo nell’area, con un passaggio dall’accesso col mezzo privato a un sistema pubblico che possa sposarsi con gli impianti di risalita per togliere CO2 da quell’area. Occorre fare uno studio a medio termine per vedere come suddividere il traffico tra pubblico e privato, salvaguardando le aree in quota» assicura Mazzalai.

«Se si riuscisse a chiudere il cerchio ferroviario Trento Bolzano Brunico Bressanone fino a Cortina, Belluno, la Valsugana e poi di nuovo Trento ci sarebbe un ring ferroviario con un alleggerimento del traffico privato. Si devono poi potenziare i sistemi di trasporto alternativo come i trasporti a fune e adattare la portata dei mezzi pubblici in base alla necessità». Nello studio si potrebbero ipotizzare collegamenti transvallivi «per evitare di portare il traffico di trasferimento in quota per chi sale al passo solo per poi ridiscendere nella valle vicina. Se al Sella trovi centinaia di auto non va bene. In Svizzera fanno tunnel dove le valli si avvicinano» aggiunge Mazzalai. Che spiega come «la vera difficoltà sia quella dei tempi, occorre accelerare».


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