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Youth4Climate: chiudere le industrie basate su fonti fossili entro il 2030

Scritto da il 14 Settembre 2022

Chiudere entro il 2030 le industrie legate alle fonti fossili di energia. E’ la richiesta più rivoluzionaria che è uscita dalla Youth4Climate, la conferenza dei giovani sul clima, iniziata martedì a Milano. E’ contenuta nel documento finale, reso noto giovedì sera, che venerdì mattina è stato presentato all’apertura della Pre-Cop26, sempre a Milano: il meeting preparatorio della conferenza annuale dell’Onu sul clima, la Cop26, prevista a novembre a Glasgow. Il documento dei quasi 400 giovani delegati da 186 paesi chiede anche il coinvolgimento di ragazze e ragazzi nei processi decisionali sulla lotta alla crisi climatica, con stanziamento di fondi; una ripresa dopo la pandemia basata sulla transizione energetica verso le rinnovabili, su posti di lavoro dignitosi, il rispetto delle popolazioni locali, una finanza per il clima; obiettivi di zero emissioni per aziende e istituzioni e la fine di qualsiasi finanziamento alle fonti fossili; un sistema educativo che crei consapevolezza sulla crisi climatica. A ricevere il messaggio giovedì, all’apertura della Pre-Cop26 a Milano, ci sono stati Sergio Mattarella e Mario Draghi in presenza, e Boris Johnson e Antonio Guterres da remoto. Mercoledì alla Youth4Climate è intervenuto anche Papa Francesco, con un videomessaggio, e ha ribadito concetti simili a quelli espressi martedì da Greta Thunberg: la crisi climatica nasce anche dalle ingiustizie sociali, e i due problemi non possono essere affrontati separatamente. “Desidero ringraziarvi – ha detto il papa – per i sogni e i progetti di bene che voi avete e per il fatto che vi preoccupate tanto delle relazioni umane quanto della cura dell’ambiente. Grazie. È una preoccupazione che fa bene a tutti. Questa visione è capace di mettere in crisi il mondo degli adulti, poiché rivela il fatto che non solo siete preparati all’azione, ma siete anche disponibili all’ascolto paziente, al dialogo costruttivo e alla comprensione reciproca”. Greta Thunberg martedì aveva detto che “la crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi sociale della ineguaglianza, che viene dal colonialismo”. E poi “i nostri leader fanno finta di ascoltarci”, ma il loro è solo “bla bla bla”. Mercoledì il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è tornato alla Youth4Climate e ha avuto un incontro con i giovani delegati. “Greta non ha detto che noi siamo solo chiacchiere – ha commentato -, ma che c’è stato troppo bla bla bla. Probabilmente ha anche ragione”. Alla conferenza mercoledì è intervenuto da remoto anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: “L’educazione è cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici”. Papa Francesco mercoledì non ha parlato di clima e giustizia sociale solo ai giovani riuniti a Milano. In un messaggio a un evento del Consiglio d’Europa, ha detto che sul riscaldamento globale “non c’è più tempo per aspettare, bisogna agire”. E in un tweet per la Giornata mondiale contro lo spreco alimentare, il pontefice ha detto che “lottare contro la piaga terribile della fame vuol dire anche combattere lo spreco. Scartare cibo significa scartare persone”. Il legame fra sostenibilità ambientale e giustizia sociale mercoledì è stato ribadito anche dal direttore della Fao (l’agenzia dell’Onu per l’alimentazione), Qu Dongyu: “Il modello di business di oggi ci sta portando dove non dovremmo essere. La crisi alimentare, i conflitti, infestazioni e malattie animali stanno esacerbando l’insicurezza alimentare già esistente”. Per la Fao ogni anno vengono sprecate 931 milioni di tonnellate di cibo, mentre 811 milioni di persone soffrono la fame. Un rapporto dell’agenzia diffuso mercoledì spiega che l’Africa è particolarmente vulnerabile al cambiamento climatico, e che la proprietà locale e il coinvolgimento delle parti interessate sono gli strumenti fondamentali per contrastarlo.


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